Nelle cartoline presenti nell'archivio della Memoria troviamo "Foto Edizioni Ghedina Cortina" e "Foto Edizioni Ghedina Cortina Riva del Garda", talvolta abbinato a "Foto Fedrizzi".
I Ghedina sono professionisti attivi fin dalla fine del XIX secolo.
Il capostipite di questa dinastia di fotografi è stato Giacinto Ghedina che aveva il suo laboratorio fotografico a Cortina d'Ampezzo alla fine dell'Ottocento ed era specializzato nelle riprese dei paesaggi dolomitici. Egli fece della fotografia una seconda professione, inizialmente esercitata come un passatempo accanto al duro lavoro della campagna o della falegnameria, base dell’economia ampezzana.
Il figlio Giuseppe Ghedina Basilio (Cortina d'Ampezzo, 25 ottobre 1898 - 1986), azzurro d’Italia, fu legato oltre che allo sport dello sci, del bob, dell’alpinismo e del fondo, alla fotografia e contribuì a far conoscere al mondo il nome di Cortina d’Ampezzo, come stazione di sport invernali. Durante la seconda guerra mondiale fu ingaggiato dall’Istituto Luce per filmare la situazione del fronte in Grecia e in Albania. Amante del bello e di quanto la natura offre di splendido, Giuseppe Ghedina immortalò prima nelle lastre e poi nelle pellicole i più bei panorami delle montagne d'Europa.
Ha seguito la passione del nonno, il nipote omonimo Giuseppe Ghedina; dal 2006 fotografo professionista, è specializzato in fotografia di montagna: fotografia panoramica, paesaggio, reportage e sport.
Il marchese obertengo Adalberto II, nipote di Adalberto I e figlio di Oberto II, vende a un eminente personaggio lucchese, Leone giudice imperiale, la sua parte della casa e curtis dominica poste in loco et finibus Cissano, prope fluvio Arno; la sua parte della chiesa di S. Donato[1]; la sua parte del poggio e del castello qui esse videtur in loco qui dicitur Vico[2], con la chiesa di S. Maria posta vicino all’Arno; la sua parte delle case e cassinis poste a Flesso, S. Ginesio, Anghio con la sua parte della chiesa di s. Ginesio[3]. Prezzo: 600 lire d’argento.
Commento Nobili: periodo particolare i cui impero, marca e regno sono vacanti e gli Obertenghi sono tra i grandi elettori di Arduino (eletto il 1° febbraio a Pavia). In tutto il regno si precisano gli schieramenti. Probabilmente Lucca è per il re italico. Forse quindi il documento sancisce una sorta di alleanza tra la grande famiglia marchionale e il ceto dirigente lucchese pro Arduino e funzionale all’aspirazione al potere marchionale in Tuscia, che non si realizzò mai.
L. A. Muratori, Delle antichità estensi ed italiane, (2 vols, Modena, 1740 1717), I, p. 200 fot.* dall’archivio del vescovo di Lucca; Commento Mario Nobili, ‘Le terre obertenghe nelle contee di Pisa, Lucca e Volterra’, in ‘Le terre obertenghe nelle contee di Pisa, Lucca e Volterra’, Studi di storia medievale e moderna su Vicopisano e il suo territorio (Pisa, 1985) pp. 35–47.